Patologie del piede
Dalle caratteristiche anatomiche del piede alla diagnosi delle principali patologie. Una guida utile per il paziente su come il medico specialista riconosce malattie e deformità dei piedi, e di quali metodi d’indagine si avvale per fare una valutazione corretta del singolo caso.
Il piede: struttura anatomica e funzione
Da un punto di vista anatomico, il piede è una struttura estremamente complessa. Rappresenta la porzione più distale dell’arto inferiore; in esso si distinguono:
Nella posizione ortostatica il piede permette di distinguere una superficie inferiore detta pianta o superficie plantare ed una superficie superiore detta dorso.
Il piede rappresenta un punto fisso al suolo su cui grava l’intero peso del corpo; ci consente di assumere la postura eretta e di spostarci nello spazio. È una “struttura” che riceve comandi tramite i muscoli ed interagisce con il resto del corpo fornendo costanti informazioni provenienti da recettori cutanei presenti sulla sua pianta, oltre che da propriocettori presenti sui muscoli, sui tendini e sulle articolazioni.
La sua architettura è complessa; basti pensare che in questo piccolo segmento scheletrico dedicato alla mobilità troviamo ben 28 ossa se consideriamo anche i sesamoidi, 2 piccoli ossicini posizionati al di sotto della testa del 1° metatarso.
Le ossa del piede vengono solitamente raggruppate in 3 zone:
AVAMPIEDE: costituito fondamentalmente dalle falangi, tre per ogni dito (prossimale, intermedia, distale), tranne nel primo dito in cui sono solo due (prossimale e distale) e dai 5 metatarsi;
MESOPIEDE: costituisce la parte intermedia del piede; in esso troviamo i cuneiformi in numero di 3, il cuboide e il navicolare detto anche scafoide;
RETROPIEDE: costituito da astragalo e calcagno, rappresenta la parte più posteriore del piede che si articola con la parte finale della gamba;
Ogni articolazione è sostenuta da complessi sistemi legamentosi.
Tutte le ossa del piede, a livello articolare, presentano un rivestimento di cartilagine elastico e resistente che assicura il fluido scorrimento delle ossa durante il movimento e funge da cuscinetto protettivo che assorbe ed attutisce gli urti.
Osservando il nostro piede ci saremo sicuramente accorti che la pianta del piede non poggia completamente sul terreno ma si alza determinando una curva, più o meno accentuata, definita volta plantare. Tale curvatura è delimitata da 3 archi plantari che, proprio come avviene per gli archi architettonici, hanno la funzione di trasformare le spinte verticali in spinte laterali allo scopo di distribuire in maniera armonica il peso del corpo sulla superficie del piede interessata durante la deambulazione.
A seconda dell’altezza di queste volte si possono individuare diverse tipologie di piede ben rappresentate nella figura sottostante.
Generalmente chi ha il piede piatto e quindi un arco molto basso, tende ad avere un’iperpronazione, viceversa chi ha un arco alto tende ad avere supinazione o un’ipopronazione e si parla di piede cavo. Questi difetti possono influire sulla postura e sulla locomozione determinando un quadro clinico che può presentarsi in forma più o meno grave con sintomatologia dolorosa e limitazione funzionale.
Come valutare una patologia del piede
Per un corretto inquadramento delle problematiche a carico del piede, bisogna tener conto di diversi elementi.
1. Anamnesi: storia familiare e personale del paziente che ha come obiettivo la raccolta di tutte le informazioni relative a patologie di diversa natura. Tali patologie possono essere:
- metaboliche (es. diabete);
- vascolari (es. insufficienza arteriosa o venosa agli arti inferiori);
- traumatiche (es. pregressa distorsione , frattura, contusione, lussazione);
- infiammatorie (es. artrite reumatoide, gotta, infezioni osteoarticolari);
- degenerative (es. artrosi);
- tumorali.
Inoltre è importante sapere se il paziente è stato sottoposto in passato ad interventi chirurgici, soprattutto se riguardano l’apparato locomotore.
2. Esame clinico generale e specifico del piede: studio accurato del paziente con particolare riguardo alla deambulazione, alla postura, alle eventuali asimmetrie degli arti e alla situazione locale del piede. Vengono valutate le deformità scheletriche come la pronazione e la supinazione, il varo e il valgo del retropiede, la motilità, la lassità, le callosità e i punti dolorosi al tatto.
3. Esame diagnostici complementari: sono rappresentati da:
Le radiografie permettono di apprezzare la morfologia scheletrica del piede, eventuali danni articolari per artrite o artrosi, lesioni osteonecrotiche e il grado di mineralizzazione ossea. Questo esame è fondamentale nella pianificazione preoperatoria della correzione dell’alluce valgo in quanto permette di analizzare alcuni parametri importanti come l’angolo intermetatarsale e l’angolo metatarso-falangeo; ci sono inoltre proiezioni radiografiche più specifiche, come la proiezione di Walter Muller, per un accurata valutazione dei sesamoidi.
Sistema di indagine diagnostica che non utilizza radiazioni ionizzanti ma ultrasuoni. Tale metodica viene considerata come esame di base rispetto a tecniche di imaging più complesse quali TC, RMN e angiografia. L’esame dà un quadro completo dei tessuti molli e degli organi interni e permette di evidenziare zone di flogosi e di infiammazione, tendiniti, neurinomi, lacerazioni muscolo tendinee, cisti, ematomi post contusione, degenerazioni articolari a carico della cartilagine.
Indagine diagnostica basata sull’utilizzo di radiazioni ionizzanti grazie alla quale si è in grado, con l’aiuto di un computer, di riprodurre in modo dettagliato le immagini di determinate zone del corpo umano. In tempi estremamente brevi e con elevata accuratezza è possibile acquisire e visionare in strati sottili le immagini, eliminando i disturbi dovuti ad esempio alle pulsazioni del cuore o alla respirazione. Il computer, inoltre, ricostruisce le immagini in tre dimensioni in modo istantaneo. L’utilità principale della TC nello studio del piede è quella di evidenziare lesioni ossee difficilmente apprezzabili e analizzabili con le radiografie convenzionali.
Metodica diagnostica definita “non invasiva” in quanto non prevede l’esposizione del paziente a radiazioni ionizzanti ma utilizza campi magnetici molto intensi abbinati ad impulsi di radiofrequenze. Le forze generate da questo campo magnetico inducono delle temporanee modifiche alla disposizione dei componenti atomici del corpo. A seconda della natura dei diversi atomi, essi emettono diversi segnali elettromagnetici che vengono captati da apposite apparecchiature e rielaborati da un computer che permette di ottenere immagini sia sul piano trasversale del corpo sia su piani orientati secondo altre angolazioni. La risonanza magnetica nello studio del piede è particolarmente adatta all’esame di tessuti molli (sottocute, muscoli, tendini, legamenti, vasi sanguigni, nervi), dell’osso (individuazione di lesioni osteonecrotiche iniziali, sofferenze ossee post traumatiche ecc.) di infiammazioni, di versamenti, di neoplasie.
Test che permette di valutare la qualità dell’appoggio a terra dei piedi fornendo informazioni sulle pressioni che vengono scambiate tra la superficie di appoggio del piede ed il terreno. Il test valuta inoltre, in modo approfondito, la modalità di esecuzione del passo ed eventuali alterazioni della deambulazione.
Dalle caratteristiche anatomiche del piede alla diagnosi delle principali patologie
Una guida utile per il paziente su come il medico specialista riconosce malattie, deformità dei piedi e di quali metodi d’indagine si avvale per fare una valutazione corretta del singolo caso
La parola ai pazienti
Michele S.
11 Settembre 2018
Lei è il miglior medico del piede, molto paziente e professionale
Francesca D.L.
11 Settembre 2018
Il top, posso solo che avere uno splendido ricordo del suo operato sul mio piede. Ancora grazie per tutto quello che fece Dottor Paolo Filippini, sono passati nove anni ma non mi stancherò mai di ringraziarla
Venera C.
11 Settembre 2018
È un grande. Il Dott. Paolo Filippini, anche a me, ha fatto un bellissimo lavoro e a settembre via con l’altro.
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